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Dalla Realtà Virtuale al Cyberspazio
I termini Realtà virtuale e cyberspace hanno
radici antiche. Ed è quindi molto difficile riuscire risalire a
quando e con quale significato furono coniati, essendo venuti fuori da
scontri di diverse idee che molto spesso hanno preso diverse strade per
poi rincontrarsi.
Nel caso della realtà virtuale il termine virtuale
se ben con diverso significato fu coniato agli inizi della scienza moderna.
Veniva appunto usato per descrivere il fenomeno della rifrazione
e riflessione di un oggetto.
Facendo poi un salto ai giorni nostri fu identificato come la grande
idea degli anni novanta ed in seno a movimenti industriali si andava
chiarendo la sua relazione con i mezzi di comunicazione digitali.
Entrava quindi nellera dellinformazione digitale come fondamento
essenziale.
La scelta del nome composto realtà virtuale tocco quasi
per caso a Nolan Bushnell, un ingegnere dellazienda californiana
AMPEX che fabbricava attrezzature per la registrazione, egli si era messo
a progettare videogiochi a gettone ed ebbe un tale successo, divento uno
degli uomini più ricch di quel tempo, con Pong video-tennis
elettronico che fondò una compagnia che chiamò ATARI.
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Da
allora in poi ATARI fu considerata la portatrice della nuova idea di realtà
virtuale almeno nella sua fase primigenia.
Negli ultimi dieci anni si è passati da una interazione con dei videogiochi
ad anche una di tipo immersivo che è appunto costituita dalla realtà
virtuale e dal cyberspazio grazie soprattutto allo sviluppo tecnologico
esponenziale che si è avuto. |
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La
realtà virtuale è ormai entrata a far parte del
nostro quotidiano e quindi condiziona il modo di concepire noi stessi e
il mondo che ci circonda.
Le nuove tecnologie hanno il potere di simulare, anzi creare nuovi mondi
che non appartengono ne alla realtà ne alla fantasia ma nel mondo
di mezzo della realtà virtuale, ma che così come noi la percepiamo
è reale. Il suo scopo è di simulare qualcosa che non esiste
per stimolare lintero complesso dei dati sensoriali che costituiscono
lesperienza sensibile.
Siamo di fronte ad un cambiamento che rivoluzionerà sempre più
il mondo di pensare noi stessi e lo spazio il mettere a confronto la nostra
corporeità con uno spazio non corporeo ma pur sempre reale. |
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altre informazioni
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Nasce
così lidea di Cyberspazio che specifica ancora
di più lidea di realtà virtuale intesa come spazio virtuale.
Il termine fu coniato da William Gibson che nel suo libro neuromancer
aveva un significato vago e imprecisato ma che poi come dice lui stesso
gli conferì il significato di:
quel punto in cui i media
(confluiscono) insieme e ci circondano. E lestensione finale
dellisolamento della vita quotidiana. Col cyberspazio quale lho
descritto, ci si può letteralmente avvolgere nei media, senza più
preoccuparsi di vedere cosa succede intorno a noi
Gibson aveva
quindi abbracciato lintero universo dellinformazione
una
rappresentazione grafica dei dati estratti dalle banche dati di tutti i
computer esistenti nel sistema umano. Una complessità inimmaginabile.
Linee luminose che si irradiano nel non spazio della mente, grappoli e costellazioni
di dati. Come le luci di una città che allontanandosi rimpiccioliscono
. Una visione del Non-Spazio che bene è rappresentata
dal film cult del genere The Matrix.
Non è banalmente uno spazio matematico generato digitalmente ma una
nuova frontiera molto reale aperta alle esplorazioni e agli insediamenti.
Con lera delle esplorazioni spaziali che non propone niente di seriamente
innovativo, il cyberspazio rappresenta ormai lultima frontiera da
esplorare.
Il termine in se stesso è privo dimportanza deriva del greco
KIBER la cui traduzione e pilota e quindi pilota dello spazio
ed ha, in seguito, acquistato un grande valore.
Una delle interpretazioni forti del termine in riferimento allannullamento
dello spazio reale ci viene fornito da Marshall Mcluhan nel 1964 con il
suo libro Understanding Media dice:
dopo essere
esploso per tremila anni con mezzi tecnologici frammentari e puramente meccanici,
il mondo occidentale è ormai entrato in una fase di implosione. Nelle
ere della meccanica, avevamo operato unestensione del nostro corpo
in senso spaziale. Oggi (1964) dopo oltre un secolo dimpiego tecnologico
dellelettricità, abbiamo esteso il nostro stesso sistema nevoso
centrale in un abbraccio globale che, almeno per quanto concerne il nostro
pianeta, abolisce tanto il tempo quanto lo spazio
.
Egli vedeva la tecnologica come lestensione del corpo umano così
come lautomobile lo è per i piedi, il microscopio per gli occhi
nello stesso modo la rete di comunicazione è unestensione del
sistema nervoso. Quindi ad una diffusione di tipo esponenziale della rete
di comunicazione corrisponde unaltra diffusione della rete neurale.
Questo per dire che la barriera terminale che è costituita dalla
nostra pelle è stata ormai abbattuta grazie alla tecnologia delle
reti. |
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©
2003 Maurizio Marrara - Tutti i diritti riservati |
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